giovedì 29 aprile 2010

Primo dislike: Novembre. Mese e designer, ma soprattutto il designer

Uno dei vantaggi della sbornia ecologista degli ultimi tempi è l'allontanamento dal modello del mito "archistar". Meno sboroni e più coscienza, che poi spesso diventa tantisboronichefingonounacoscienzaperfiniresulleriviste. Ma c'è chi sulle riviste ci finisce comunque, coscienza o no ed è quel gesù cristo ignudo, pienissimo di seissimo che vedete qui sotto (la foto la dice lunga sull'ego del tipo: qualcosa a metà strada tra Manuel Agnelli e il nostro presidente dalla bandana bianca). Sì, perchè in Italia da qualche hanno si è deciso che se si vuol parlare di design si deve parlare di Fabio Novembre. Dalle riviste di settore, a quelle di cultura globale (Urban gli ha dedicato un numero per intero in occasione del salone del mobile dello scorso anno), fino a quelle del cazzo (vedi "il giornale STYLE", supplemento al quotidiano di Feltri che ha dedicato il numero di aprile proprio a november e a quell'allegro panzone di Philippe Starck, a proposito di gente modesta) fino a GQ Italia di cui è uno dei tre punti di riferimento/guru (gli altri due sono Jovanotti e Lapo Elkan, quindi sicuramente il più amabile del trio).
Indubbiamente Novembre è un personaggio notevole che, come ho sentito dire di recente o si ama o si odia, (ma noi siamo più moderati e ci limitiamo al like e dislike, e lui è, o ce l'hanno fatto diventare, un tantino dislike.) Come designer ha prodotto cose buone, l'allestimento stesso della mostra a lui dedicata alla Triennale lo scorso anno era notevole, ma anche megacagate (gusto mio). Ci tiene particolarmente a sottolineare è che lui non sa assolutamente disegnare ne usare il computer. Il che per la sciùra borghese appassionata di design costoso suona come "sono talmente genio che esprimo le mie idee senza averne i mezzi. Guarda come somiglio a gesudinazareth. Adorami", per un giovane leggermente smailiziato sulle logiche del lavoro creativo invece suona come "in studio non faccio un cazzo, butto lì le idee e i miei collaboratori e stagisti si fanno un cuuuulo tanto".
Ecco: a tutte le riviste, Italiane e non, tra un intervista a Novembre e l'altra (che nel frattempo non avrà imparato a disegnare e quindi non avrà molto di nuovo da raccontarvi), proporrei di fare un servizio, magari anche piccolino, su Paolo Ulian, il più sottovalutato dei designer. Ma anche solo per cambiare eh..
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